7/29/2008

Pèlerinage du Père Laval 2008 – Pinterville – Eure


Le dimanche 7 septembre 2008
à 110 km de Paris, à 35 km de Rouen et à deux kilomètres au sud de Louviers

Dimanche 7 septembre 2008 à Pinterville se déroulera le pèlerinage du père Laval.
(bienheureux Désiré Laval décédé le 9 septembre 1864)

Cet événement rassemble un nombre important de personnes: chrétiens, musulmans et indous.

A Pinterville, Mauriciens (le père Laval y fit un séjour qui le rendit extrêmement populaire dans l'Ile Maurice) et autochtones se rassembleront pour la messe en plein air à 11h00, célébrée par la Père Christian Nourrichard, Evêque d'Evreux, qui sera suivie d'un pique nique ouvert à tous.

Histoire et biographie du Père Laval

Jacques-Désiré LAVAL naquit le 18 septembre 1803 avec un frère jumeau qui ne vécut que 10 jours au village de Croth dans la Vallée de l'Eure en Haute-Normandie. Les parents étaient fermiers et le père fut maire de la Commune. La famille vivait une foi profonde et Jacques-Désiré LAVAL, 4ème enfant, parlera de sa mère qui était « si bonne envers les pauvres ». Mais dès l'âge de 7 ans, il perdit sa mère et cela le marquera dans son cœur pour la vie.

Jacques-Désiré LAVAL suivit ses études classiques à Paris de 1817 à 1825. Il devint médecin en août 1830 et exerça avec dévouement et générosité à Saint-André-de-l'Eure et surtout à Ivry-la-Bataille. Jeune, la vie lui souriait et il aimait en profiter délaissant quelque peu la pratique religieuse. Pourtant le Seigneur l'interrogeait, l'appelait. Il résista. Mais l'approche des pauvres n'ayant pas de moyens pour se soigner l'interpella et le fit basculer dans une autre vie. Il entre alors au séminaire de Saint-Sulpice à Paris et sera ordonné prêtre le 22 décembre 1838. A partir de janvier 1839, il se retrouvera Curé à Pinterville durant 2 ans. Là encore un autre appel se fit entendre : devenir missionnaire au loin. Il se fait religieux dans la Congrégation du Saint-Esprit et ce fut l'île Maurice, quelque peu perdue dans l'Océan Indien, qui l'accueillit en septembre 1841.

L'esclavage vient d'être aboli, mais les libertés accordées désorientent les ex-esclaves qui se sentent abandonnés. Le Père LAVAL va les traiter comme ses frères, leur rendant la dignité d'hommes. Il apprend leur langue et rédige pour eux un catéchisme en créole. Il les soigne, forme des familles et les regroupe en Communauté chrétienne en les enrichissant petit à petit des Sacrements de Baptême, d'Eucharistie, de mariage et en leur recommandant la prière à Marie.
Peu à peu l'humble missionnaire devient l'Apôtre des Mauriciens sans différence pour les races et les religions si diverses en cette île, ce qui fera dire "que si la religion divise, la sainteté unit". Pour en arriver là, il lui faudra une foi profonde aux limites du courage et de l'abnégation, tendu dans l'Amour de Dieu et du prochain, disant tout simplement : "Faisons ce que nous pouvons et le Bon Dieu fera le reste". Epuisé par tant de labeurs, il mourut le 09 septembre 1864 à 9 800 km de son pays natal.

En avril 1979 à Rome, Jacques-Désiré LAVAL est déclaré Bienheureux par le Pape Jean-Paul II.

Jacques-Désiré LAVAL est toujours très vénéré à l'Ile Maurice.

Direction diocésaine des pèlerinages – Monsieur Daniel CORNILLE
2, place de l'église 27540 IVRY LA BATAILLE
Tel / Fax : 02.32.26.22.10 - pelerinages.evreux@wanadoo.fr

7/28/2008

BEATIFICAZIONE DI P. JACQUES-DÉSIRÉ LAVAL, C.S.S.


OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
29 aprile 1979

Cari Fratelli e Sorelle.

1. Alleluia! Alleluia! In questa terza domenica di Pasqua la nostra gioia pasquale si esprime come eco della traboccante letizia degli Apostoli, i quali, fin dal primo giorno, hanno riconosciuto il Cristo risuscitato. La sera di Pasqua “il Cristo apparve in mezzo a loro”. “Egli mostrò loro le mani e i piedi”. Li invitò a toccarlo con le loro mani. Mangiò dinanzi a loro (cf. Lc 24,36.39.40). Pur presi dallo stupore e lenti a credere, infine gli Apostoli lo riconobbero: “Furono pieni di gioia alla vista del Signore” (Gv 20,20; Lc 24,41); e poi nessuno poté sottrarre loro quella gioia (cf. Gv 16,22) né far tacere la loro testimonianza (cf. At 4,20). Qualche istante prima anche il cuore dei discepoli di Emmaus ardeva nel loro petto mentre Gesù, camminando con loro, parlava e spiegava le Sacre Scritture; ed anch’essi l’avevano riconosciuto allo spezzar del pane (cf. Lc 24,32.35).

La letizia di questi testimoni, cari Fratelli e Sorelle, è anche nostra: noi condividiamo la loro fede nel Cristo risuscitato. Glorificato presso il Padre, egli non cessa di attirare a sé gli uomini, di comunicare loro la sua vita, lo Spirito di santità, preparando loro, insieme, un posto nella casa del Padre.

Proprio questa gioia trova oggi una fulgida conferma, giacché noi festeggiamo due meravigliosi Servi di Dio che nel secolo scorso hanno brillato, qui sulla terra, della santità di Cristo; la Chiesa è ormai in grado di dichiararli beati e proporli al culto particolare e alla imitazione dei fedeli: essi sono il padre Laval e il padre Coll. Ora faremo la loro conoscenza.

2. Evidentemente, è impossibile far risaltare qui tutti i fatti importanti della vita del padre Giacomo Desiderato Laval, né tutte le virtù cristiane che egli ha praticato in grado eroico. Sottolineiamo, almeno, quel che ha caratterizzato questo missionario e che sia in rapporto con l’attuale missione della Chiesa.

Anzitutto la sua ansia di evangelizzare i poveri, i più poveri, e, nel suo caso, i suoi “cari Negri” dell’Isola Maurizio: così soleva chiamarli. Francese, aveva cominciato ad esercitare la medicina in una cittadina della sua diocesi natale di Evreux; ma a poco a poco la chiamata – rifiutata per un certo tempo – ad un indiviso amore del Signore gli fece abbandonare la sua professione e la vita mondana: “Da prete potrò fare di più per il bene del prossimo”, spiegava egli a suo fratello (cf. Biografia). Vocazione tardiva al seminario San Sulpizio di Parigi, subito vi fu preposto al servizio dei poveri; poi, come curato nella piccola parrocchia di Pinterville in Normandia, condivideva con gli indigenti tutto il suo avere. Ma, conosciuta la miseria dei Negri d’Africa e l’urgenza di accostarli a Cristo, ottenne di partire per l’Isola Maurizio con il Vicario Apostolico Monsignor Collier. Per ventitré anni, fino alla morte, consacrò tutto il suo tempo, spese tutte le sue forze, diede tutto il suo cuore alla evangelizzazione degli indigeni: senza mai stancarsi seppe ascoltarli, catechizzarli e far loro scoprire la vocazione cristiana. Spesso anche intervenne per migliorare la loro condizione sanitaria e sociale.

Il suo impegno e dedizione non cessa di stupirci, tenuto conto soprattutto delle scoraggianti condizioni della sua missione. Ma, nel suo apostolato, andò sempre all’essenziale.

È un fatto che il nostro missionario ha lasciato innumerevoli convertiti di solida fede e pietà. Non era portato né per svolazzi oratori né verso cerimonie vistose, seducenti per quelle anime semplici ma prive di un domani. Il suo intento educativo era ben inserito nella vita: non esitava a tornare continuamente sui punti essenziali della dottrina e della pratica cristiana, né ammetteva al Battesimo o alla Prima Comunione che persone preparate a piccoli gruppi e ben saggiate. Ebbe gran cura di mettere a disposizione dei fedeli delle piccole cappelle disseminate per l’isola. Ecco, ora, un’altra sua notevole iniziativa, che somiglia alla mira di tanti pastori di oggi: egli si scelse dei collaboratori, uomini e donne, come guide per la preghiera, catechisti, visitatrici e consigliere dei malati, responsabili di piccole comunità cristiane: cioè poveri che evangelizzassero altri poveri.
Qual è dunque il segreto del suo zelo missionario? La sua santità: dono di tutta la sua persona a Gesù Cristo, inseparabile dalla sua tenerezza per gli uomini, soprattutto per i più umili, che egli vuole accostare alla salvezza del Cristo. Tutto il tempo non dedicato all’apostolato diretto lo trascorreva pregando, specialmente dinanzi al Santo Sacramento; e alla sua preghiera univa continuamente penitenze e mortificazioni che, nonostante la sua discrezione e umiltà, hanno vivamente colpito i suoi confratelli. Lui stesso manifesta spesso il rammarico per la sua tiepidezza spirituale o piuttosto per la sofferta consapevolezza della sua aridità: non dà egli, infatti, il primo posto al fervente amore di Dio e di Maria, a cui vuol pure iniziare i suoi fedeli? Questo è il segreto della sua pazienza nell’apostolato: “Contiamo solo sul buon Dio e sulla protezione della Santa Vergine” (Lettera del 6 luglio 1853, cf. Biografia). Che magnifica confessione! Del resto la sua spiritualità missionaria fin dall’inizio si era inscritta nel quadro di un giovane istituto religioso mariano ed ebbe sempre cura di viverne lo spirito, malgrado la solitudine e la lontananza geografica: la Società del Sacro Cuore di Maria, di cui egli fu uno dei primi membri accanto al celebre padre Libermann, Società che ben presto si fonderà con la Congregazione dello Spirito Santo. L’apostolo, oggi come ieri, deve anzitutto conservare in sé il vigore spirituale: è infatti testimone di quanto attinge continuamente alla Sorgente.

Ecco un modello per gli evangelizzatori di oggi: che ispiri i missionari, anzi, oso dire, tutti i preti, che hanno in primo luogo la sublime missione di annunciare Gesù Cristo e di formare alla vita cristiana!

Che sia, a titolo particolare, gioia e stimolo per tutti i religiosi della Congregazione dello Spirito Santo, i quali non hanno cessato di piantar la Chiesa, specialmente in Africa, dove lavorano con tanta generosità!
Che l’esempio del padre Laval incoraggi quanti, sul continente africano e altrove, si sforzano di costruire un mondo fraterno, esente da pregiudizi razziali! Che il Beato Laval sia anche vanto, ideale e protettore della così dinamica comunità cristiana dell’Isola Maurizio e di tutti i Mauriziani!

A questi auguri son lieto di unire un saluto cordialissimo alla Delegazione del Governo dell’Isola Maurizio e a quella del Governo francese, che son venute per partecipare a questa cerimonia.

7/11/2008

Le P. Jacques Laval : 1803-1864


Le P. Laval est né en 1803, en Normandie. Il a passé 23 ans de sa vie à l’île Maurice ; il est mort en 1864, le 9 septembre. Malgré ce temps écoulé, on a l’impression qu’il est encore vivant. Dans toute l’île, c’est de loin la personne la plus connue. Dans les rues, dans les magasins, partout on rencontre son nom. On le trouve même sur les autobus pour indiquer le terminus d’une ligne bien fréquentée qui conduit d’ailleurs les pèlerins jusqu’à sa tombe, à quelques vingt kilomètres de la capitale, Port-Louis.

C’est à cause du P. Laval que le 9 septembre a été déclaré jour de fête nationale à Maurice. Tous les pèlerins, plus de 70.000, viennent alors confier au P. Laval leurs soucis, leurs secrets ou tout simplement le prier, chrétiens, hindous, et musulmans, tous ensemble. Les trois communautés, d’origine africaine, européenne et asiatique, si fermées sur elles-mêmes dans la vie de tous les jours, se retrouvent autour de cette tombe. Là, disparaissent les barrières. Dans une confiance commune, tous prient, côte à côte.

Comment le P. Laval est-il devenu " l’apôtre de Maurice " ? C’est une des belles surprises, dont la Providence a l’habitude.

D’abord médecin, le docteur Laval ne se distinguait pas spécialement par sa vie chrétienne, bien que dans son travail il fût toujours l’ami des pauvres. Un jour, pourtant, Dieu est intervenu dans sa vie, et tout fut bouleversé. Il abandonne sa carrière de médecin et devient prêtre. Dans un petit village pauvre et oublié de Normandie, il mène une vie de Curé d’Ars. Là, il entend parler de l’île Maurice et de la misère dans laquelle vivent les quelques 75000 anciens esclaves, affranchis par les autorités britanniques en 1838. C’est donc à Maurice qu’il part, en 1841, comme premier missionnaire d’une Congrégation à peine fondée, sans expérience et apparemment sans préparation. Etait-ce vraiment sans préparation ? Non. Il s’était préparé à son insu par l’amour qu’il avait pour Dieu ; un amour mûri dans la prière et dans le sacrifice, et, liée à cet amour, une très grande tendresse pour les pauvres. Il part pour être pauvre avec les pauvres et pour devenir leur serviteur. Il restera à Maurice 23 ans, jusqu’à sa mort. Laval vivait au début d’une période missionnaire extrêmement féconde. Elle allait donner naissance à des Eglises florissantes, particulièrement en Afrique. Bien que ce grand mouvement ait connu une longue histoire depuis son arrivée à Maurice, ma Mission a, aujourd’hui, bien des points communs avec celle que le P. Laval a connue. Comme lui, nous n’avons pas de modèles tout faits, nous avons besoin d’une foi créatrice, d’un amour de Dieu visible dans nos vies, d’un engagement aux côtés des pauvres.

Ce même engagement a conduit le Père Laval à se faire l’un d’eux, à se mettre de leur côté. Et les anciens esclaves, considérés comme dépravés et " bons à rien ", voyaient pour la première fois un Blanc qui les aimait vraiment ; alors, c’était clair : Laval était bien leur frère et l’envoyé de Dieu. Du même coup, ils reprenaient confiance en eux-mêmes. Ce fut le début d’un mouvement irrésistible qui devait, peu à peu transformer leur milieu et leur vie. L’amour et le respect que Laval leur portait lui donnaient le droit d’exiger beaucoup d’eux. Avec eux, il osait partager ses responsabilités. Le premier il a formé des catéchistes ; il leur a confié l’évangélisation de leurs frères, et toute l’organisation matérielle de leur communauté. Le plus étonnant, c’est peut-être ceci : en place de haine et de lutte, on a vu, à la longue, la réconciliation et la conversion des oppresseurs par les opprimés, des maîtres par leurs anciens esclaves !

Homme de Dieu, homme de prière, ami des pauvres, homme sans frontières : c’est tout cela, Laval ; et c’est aussi, pour aujourd’hui, son message.

D’après un interview à Radio-Vatican du P. F. Timmermans, alors Supérieur général de la Congrégation du St Esprit, le 28 avril 1979, à l’occasion de la Béatification du P. Laval, le 29 avril

Bienheureux Jacques-Désiré Laval (1803-1864)

Jacques Désiré Laval, né le 18 septembre 1803 à Croth (Eure, France), mort le 9 septembre 1864 à Sainte-Croix (île Maurice), prêtre et missionnaire français, considéré comme bienheureux par l’Église catholique romaine.

Le Père Jacques-Désiré Laval fut béatifié par le pape Jean-Paul II le 29 avril 1979, en la basilique Saint-Pierre de Rome. Ce fut la première béatification de Jean-Paul II qui plaça son pontificat sous la protection de cet humble missionnaire. Le pape invita les chrétiens du monde entier à le prendre pour modèle .

Très aimé a l'île Maurice où tous les 9 septembre presque tous les habitants de l'ile (qu'ils soient chrétiens hindous ou musulmans) le fêtent et font de longues processions. Après cent jours de traversée, le père Laval débarqua à Port-Louis dans la plus grande indifférence. Le 26 septembre 1841, il reçut la charge de la Mission des Noirs et se mit à apprendre le créole, se fit un catéchisme de base et repéra parmi les esclaves, définitivement affranchis par les autorités britannique le 1er avril 1839, le petit groupe de ceux qu’il pourrait former pour qu’ils deviennent ses aides.

Le père Laval portait une soutane rapiécée et voyageait à dos d’âne. Il vivait retiré dans un petit pavillon de bois, dans la cour du presbytère pour recevoir ses « chers Noirs », ébahis de s’entendre appeler « Monsieur » ou « Madame ». Il fit même pour eux chaque dimanche, à midi, une messe spéciale. Le père Laval, d’abord seul puis secondé par d’autres missionnaires, sut guérir et remettre debout, physiquement et moralement tout un peuple que les nantis se plaisaient à considérer comme marginal. Mais plus les succès augmentaient, plus l’opposition croissait. Les blancs le surnommèrent « la grosse bête noire » et le père Laval dut même assurer ses instructions du soir sous la protection de deux policiers. Une fois l’aversion passée, les sentiments des colons blancs évolueront peu à peu vers la confiance et, pour certains, vers une profonde admiration.

Blessed Jacques Laval – Apostle of Mauritius

Every year towards the hour of sundown on 8 September, men, women and children from every part of the island, leave their houses and start on a long march to the shrine of Father Jacques Désiré Laval at Sainte Croix, in the suburbs of Port-Louis. The crowds consist of motley groups. There are those who are filled with love and devotion and take turns carrying crosses, some of which are quite heavy. Others are absorbed in prayer, their lips a-quiver with endless ‘Ave’ and ‘Pater’, their eyes shining forth in bodies, old, shrunken, ravaged by years of toil and struggle. Then there are the younger ones, full of youthful exuberance, who invest the pilgrimage with a festive mood. To them religion is music and light. They take delight in offering to their revered Père Laval the tribute of their jubilant faithfulness.

To all these thousands of pilgrims this is a night apart from all other nights. They are marching to the spirtual centre of Mauritius where they have an appointment with a man of God who brought their forefathers out of the darkness of man-made barracoons into the light of Paradise. They are communing with their father who taught them that their heart too can become the throne of God.

Père Laval arrived in Mauritius in 1841 and worked here until his death in 1864. He devoted himself wholeheartedly to the moral and spiritual uplift of the emancipated slaves. Such was his devotion, so exemplary was his piety, that he won for the Catholic Church the fervour of the island’s entire black population. It is said that even the white population, which had ever since the French Revolution grown increasingly materialistic in outlook and sceptical about religion, were drawn to the Church by the christian example of their ‘inferiors’. By the time of Père Laval’s death in 1864, a deep and lasting moral and religious regeneration had taken place in Mauritius.

7/10/2008

20 ans de Cardinalat de Mgr Jean Margéot

Au service de l’amour

Le 28 juin 1988, au Vatican, Mgr Margéot reçoit la barrette cardinalice des mains de Jean Paul II. Un évènement pour le diocèse de Port-Louis et pour ce premier évêque mauricien.

Les amis mauriciens sont à Rome en grand nombre pour entourer leur compatriote de leur affection. Jean-Paul II pose la calotte sur la tête du 23e évêque. Il lui remet ensuite la barrette, l’anneau et le chapeau rouge des cardinaux. Il lui donne enfin l’accolade pour lui dire son entrée au Sacré collège des Cardinaux.

Le nouveau cardinal est maintenant prêt à verser son sang - c’est le symbole de la couleur pourpre : être martyr pour l’annonce de la foi. Ce sang versé n’est pas une image vaine. La veille de cet évènement exceptionnel, un terrible accident s’est produit via de la conciliazione, avenue qui mène à Saint Pierre de Rome. La sœur de Jean Margéot a été renversée par une voiture sous une pluie battante et décède suite à ses blessures. Cette épreuve a marqué le cœur de Jean comme une offrande donnée au Seigneur.

A Bonne-Terre, entouré de ses proches et de ses amis, toutes les occasions sont bonnes pour bénir le Seigneur autour de notre cardinal. Nous avons fêté ses vingt ans de cardinalat, le 29 juin dernier, en la fête de saint Pierre, saint Paul, au Carmel par une messe d’action de grâce présidée par Mgr Piat, suivi du traditionnel gâteau d’anniversaire. La chapelle est magnifiquement fleurie tout en rouge. A 15h 15, l’ami fidèle, Jean-Paul Adam, est devant la porte pour nous accompagner vers le monastère. Les carmélites entonnent le chant d’entrée, la messe commence !

Mgr Piat entouré de 9 prêtres vêtus de chasubles ou d’étoles rouges rappelle cette figure de père que représente le cardinal. Un père qui conseille, un père qui corrige, un père qui aime. Et c’est bien l’amour qui caractérise tout disciple du Christ jusque dans ses hauts dignitaires. «Le Seigneur vous demande et vous confie le service de l’amour : l’amour pour Dieu, l’amour pour son Eglise, l’amour pour vos frères avec un don de soi maximum et inconditionné!», disait Benoît XVI aux nouveaux cardinaux, lors du consistoire du 24 novembre dernier. Notre cardinal mauricien a su toute sa vie se mettre au service de l’Amour comme son divin maître: «Je ne suis pas venu pour être servi, mais pour servir et donner ma vie pour ceux que j’aime.»

Joyeux anniversaire !

Anne Facérias, La Vie Catholique